Inquadrare La scala di servizio all’interno di una corrente specifica è piuttosto complesso perché per certi versi esso è uno e trino. Figura centrale in questo quadro è Carl Mayer, personaggio estremamente versatile e alla continua ricerca di nuove soluzioni formali avendo sceneggiato in passato Il Gabinetto del Dr. Caligari e avrebbe poi lavorato con Murnau per opere fondamentali tra cui L'ultima risata ma anche in lavori avanguardistici come Berlino: Sinfonia di una grande città del 1927. Nel 1921 escono due opere fondamentali per la definizione del Kammerspiel cinematografico: La rotaia di Lupu Pick e, appunto, La scala di servizio. Quest’ultimo, però, mantiene ancora un contatto con l’espressionismo in alcuni elementi.
Il Kammerspiel teatrale teorizzato da Max Reinhardt proponeva la presenza di un numero ridotto di attori, in genere tre, e di pochi spettatori in modo tale che tutti i gesti e le espressioni minime potessero essere notate. Questo lo ritroviamo in La scala di servizio dove ritroviamo sostanzialmente un triangolo amoroso: una domestica (Henny Porten) è innamorata perdutamente di un uomo (Wilhelm Dieterle) che smette però improvvisamente di venire a trovarla. Il postino (Fritz Kortner), da sempre innamorato di lei, decide dunque di farla felice mandando una finta lettera ma viene scoperto. La domestica, colpita dal gesto, decide di dare un’occasione al postino ma proprio quella sera l’amante si rifarà vivo. Spinto dalla disperazione per aver perso un amore impossibile che pensava di aver raggiunto, il postino ucciderà a colpi di ascia l’amante della domestica che, distrutta, si ucciderà a sua volta gettandosi dal tetto del palazzo.
Secondo Kraucauer i Kammerspiel sono "film instintuali" che svelano impulsi e desideri caotici in una società dominata dal disordine e da spaccature continue. Oggetto di attenzione sono le classi medio-basse che sono incapaci di gestire le loro emozioni e innalzarli dalla loro posizione che, anche socialmente, è di fatto subalterna. Nel film ritroviamo questo elemento molto presente in particolare nel postino, l'attore di teatro Fritz Kortner, che tratteggia un uomo deformato nel fisico e incapace di gestire e filtrare i suoi sentimenti. Come da tradizione del genere i luoghi sono per lo più minimali e molto limitati. Come detto, abbiamo però anche elementi visivi che richiamano più propriamente all’espressionismo e alla sua tendenza alla distorsione e all'onirico-allucinatorio. Tra tutti la celebre “scala di servizio”, ma anche i padroni della casa dove lavora la donna che compaiono solo una volta e con trucchi pesanti che ricordano Dal Mattino a Mezzanotte. La scala di servizio, infine, anche un’apertura verso la Nuova oggettività incentrata sul dramma umano che qui raggiunge apici emotivi che pochi film possono eguagliare.