Francia, 1963, Anne ha poco più di vent’anni, è una studentessa modello di letteratura, e anche una donna libera. La sua vita prende una piega inaspettata quando scopre di essere rimasta incinta e tutti i suoi progetti per un futuro di studio ed emancipazione sociale sono messi a repentaglio da questo evento inatteso. Audrey Diwan per il suo secondo lungometraggio si affida all’ adattamento cinematografico del romanzo autobiografico di Annie Ernaux L'evento (2000), scritto dall’autrice a sessant’anni, come cronistoria di un avvenimento individualmente e politicamente trasformativo, un aborto clandestino, che segnò la sua vita, insieme a quella di tante altre donne in età riproduttiva ai tempi in cui abortire era illegale e punito con la reclusione.
L'Événement vince a Venezia 78 il Leone d'oro al miglior film come già nel 2007 a Cannes era stato impalmato il film del regista rumeno Cristian Mungiu dal titolo 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni. Molti i parallelismi fra le due storie, l’una ambientata in una Francia più libertaria e promettente dei primi anni ‘60, che sarebbe arrivata alla Legge sull’aborto una decina di anni dopo, l’altro ambientato nei conclusivi e difficili anni del regime di Ceausescu (nel 1987), entrambi in un pensionato universitario in cui le studentesse condividono la stanza, gli studi, le aspettative sul futuro, insieme all’angoscia schiacciante di dover rinunciare improvvisamente a tutto, perché impossibilitate ad autodeterminare il futuro del proprio corpo.
Sì perché, come ha dichiarato anche Diwan, “L'Événement non è film sull’ aborto, ma piuttosto sulla libertà delle donne”, e nonostante sia innegabile la presenza di forze reazionarie e rigurgiti oscurantisti che di quella libertà vorrebbero farne polpette, oggi, grazie a trattati internazionali e anche al lavoro di organizzazioni come Amnesty International, l’accesso ad un aborto legale e sicuro è riconosciuto come un fattore chiave per una salute sessuale e riproduttiva delle donne, che le metta in una condizione di uguaglianza di fatto, di autonomia decisionale e di integrità corporea.
L’aborto come diritto umano, il diritto alla libertà di scelta. Ecco che la traduzione italiana La scelta di Anne acquista un valore più pregnante. La scelta della protagonista è quella di non farsi mettere i piedi in testa dal destino, né tanto meno dai cicli lunari che hanno scherzato con la sua fecondità: la posizione di Anne è chiara dalle prime inquadrature ed è mantenuta saldamente coerente per tutta l’evoluzione della trama: Anne rifiuta a piè pari la maternità. Non è il momento giusto, un giorno vorrà dei figli (spiega), ma non adesso, non così. Una gravidanza capitata a ventitré anni nel bel mezzo degli studi e sul nascere del proprio sviluppo personale è solo una malattia, “quella che prendono le donne trasformandosi in casalinghe”.
Anne (con il volto immusonito e dolce di Anamaria Vartolomei) rivendica la possibilità di accedere al proprio corpo e di strapparne il frutto non voluto. La grande forza della sua volontà si traduce nella violenza delle scene quasi chirurgiche e ginecologiche che sbattono in faccia allo spettatore il risultato di un così antico tabù. Se lasci una donna sola in una condizione del genere, se le amiche di sempre ti allontanano, gli uomini peggiori cercano di approfittarne per il proprio tornaconto sessuale, se i medici assumono posizioni tutt’altro che etiche inibendo persino l’accesso corretto alle informazioni, come unica via d’uscita palpabile dal tunnel della disperazione, non resterà che un ferro da maglia.
La regia si muove con la stessa determinazione granitica della protagonista, tra soggettive e pedinamenti che amplificano la sensazione di una opprimente scelta obbligata per Anne. L'Événement è un film girato per suscitare reazioni forti, che scava soprattutto nella pancia delle donne per tirarne fuori con sangue e gemiti la determinazione forte a rispondere del proprio corpo in prima persona, a non lasciarsi piegare dalle volontà altrui o dall’indifferenza di chi ci lascia sole. Anche se, apparentemente, non esprime una posizione pro o contro la scelta di Anne, L'Événement è capace di dare tale consistenza materica (nelle espressioni di dolore o di straniamento della protagonista, nel pedinamento ossessivo della protagonista che si traduce in un estremo senso di solitudine) al conflitto interiore di chi desidera una cosa per sé e deve combattere anche contro la legge vigente per ottenerla, che può suscitare reazioni di rabbia o rigetto nello spettatore. Il cui sguardo si muove, nella dinamica uterina del film, nella stessa direzione di un potenziale occhio embrionale, costantemente minacciato da una espulsione che, seppur volontaria, resta eternamente dolorosa e oscena.
Il tête-à-tête di Anne con il suo corpo trova nel continuo rimando alla “ispezione del sangue” negli slip una cifra crudamente realistica di quella sensazione di smarrimento e al contempo di controllo, che solo una donna presa in ostaggio da una gravidanza non desiderata può riconoscere e appellare come violenza. L'Événement ha vinto a Venezia, ha commosso il pubblico, ha suscitato polemiche tra gli esperti, perché è senz’altro un film di cui c’era bisogno e ce n’era bisogno perché parlare di aborto in una prospettiva storica aiuta a rinfrescare la memoria collettiva e a ricordare che prima delle leggi come la nostra Legge 194 c’era il Far West, le donne rischiavano di morire dissanguate o scannate da improvvisati angeli abortitori e di certo negare un diritto non può mai essere la soluzione per garantirne un altro.
Dove finisce il grembo materno e dove inizia una nuova vita? La risposta è nella libera scelta.