Spesso si parla degli svantaggi dell’essere nati secondogeniti, per le minori attenzioni riservate dai genitori. Ma raramente si sottolineano le difficoltà che comporta l’essere fratelli maggiori: essere quelli che spianano la strada, i primi a tirar fuori le armi, e a destreggiarsi nel caos della vita. Fu forse questo che accadde a Sydney Chaplin, fratello maggiore del più celebre Charlie.
Prodotto da Serge Bromberg (Lobster Films), il documentario Sydney, The Other Chaplin ripercorre le vicende biografiche poco note di Sydney John Hill Chaplin, la cui vita ha rappresentato a lungo un mistero. Nato a Londra il 16 marzo 1885, la madre, Hannah Harriet Hill (conosciuta come Lily Harley) era una soubrette di musical nubile, e dopo solo quattro anni diede alla luce Charlie, avuto dalla relazione con un altro uomo. Dopo un’infanzia trascorsa a Londra in condizioni familiari ed economiche disagiate, Sydney iniziò precocemente la carriera teatrale, nella compagnia di Fred Karno. Qui lo raggiunse presto il fratello Charlie, ancora adolescente. Spesso i due fratelli condivisero gli stessi ruoli sulla scena, con Sydney maggiormente concentrato sulle pantomime (e proprio qui Charlie apprese le tecniche del varietà).
Una tournée fu l’occasione per i fratelli di partire alla volta degli Stati Uniti. Ben più attento alle questioni economiche rispetto al fratello, Sydney dimostrò fin da subito una spiccata attitudine per gli affari, e il suo supporto fu fondamentale per permettere a Charlie di firmare il primo contratto con la casa cinematografica Keystone. Le doti di Sydney per la negoziazione saranno fonte d’ispirazione per Charlie in Charlot l’usuraio. In quell’epoca Sydney realizzò anche alcune importanti commedie, fra cui le Gussle comedies, mentre nel 1915 A submarine Pirate fu uno dei maggiori successi della Keystone. Negli stessi anni, dopo aver fatto ottenere a Charlie un contratto con la Mutual, nel 1917 Sydney lo aiutò a firmare il suo primo contratto da un milione di dollari con la First National Pictures.
Appassionato di aviazione, Sydney decise perfino di lanciare la Syd Chaplin Airline, che gli avrebbe provocato danni col fisco. Fu l’inizio dei problemi finanziari che lo avrebbero accompagnato nel corso di tutta la vita. Il confronto con Charlie, che stava diventando una star immensa, era inevitabile, tuttavia Sydney non abbandonò il desiderio di una carriera sul palcoscenico. Nel 1918 interpretò il ruolo dissacrante e indimenticabile del kaiser in Charlot soldato (Shoulder arms). Poi nel 1921 girò King Queen Joker insieme alla Paramount, ma fu un grosso fallimento, che lo costrinse ad allontanarsi dagli schermi. La sconfitta fu ancora più amara perché in quegli anni Charlie trionfava con Il monello.
Nel 1925 girò invece Charlie’s Aunt, una delle sue performance più brillanti, per la quale si travestì da donna. Incorreggibile donnaiolo, nel 1929, durante le riprese del film Mumming Birds, fu coinvolto in uno scandalo sessuale, accusato di aver strappato a morsi un capezzolo all’attrice Molly Wright durante un rapporto sessuale. Sydney, descritto come più ansioso di Charlie, decise di fuggire nel sud della Francia, lasciando dietro di sé una serie di tasse non pagate. Lo accompagnò Minnie Gilbert, compagna di vita e che rimase al suo fianco durante tutte le vicissitudini. A Nizza Sydney si diede alla bella vita, e al nudismo, girando alcune scene di nudo integrale scandalosissime per l’epoca.
In quel periodo ci furono degli attriti con Charlie, il quale disapprovava i comportamenti del fratello. Ma un viaggio in Europa di Charlie fu l’occasione per i due fratelli per riavvicinarsi. Erano gli anni della propaganda nazista, e Charlie stava girando Il dittatore. Gli ultimi anni della vita di Sydney furono dolorosi a causa della scomparsa dell’amatissima Minnie. Sydney, che non ebbe figli, fu però uno zio estremamente amorevole dei suoi otto nipoti. Le ultime scene del documentario rappresentano i due fratelli in Svizzera (dove Charlie era stato costretto a rifugiarsi per le accuse di comunismo) impegnati in alcune gag di fronte alla cinepresa.
Come affermato da Lisa Stein Haven, studiosa di Charlie Chaplin, il documentario desidera mettere in luce come “Syd non covasse il minimo accenno di gelosia per il successo di Charlie. Anzi, il lavoro al servizio del fratello – che si trattasse di negoziare i contratti, di organizzare e salvaguardare i materiali in vista di un futuro archivio, di girare gli unici film a colori di Charlie al lavoro (nel Grande dittatore) – è forse il suo lascito più importante”.