È stata una delle più grandi attrici del cinema italiano. È stata un’attrice versatile, capace di passare dalle inquadrature lunghe di Antonioni ai tempi brevi della commedia all’italiana con Monicelli, Salce e Scola. Osannata dalla critica e adorata dagli spettatori, è stata prima ancora attrice di teatro, poi occasionalmente doppiatrice, alla fine anche regista. Ma tutto questo passa in secondo piano rispetto al fatto che aveva una voce capace di straziarti il cuore.
Un breve esempio della voce umana, troppo umana di Monica Vitti lo trovate qui. L’estratto proviene da un’intervista fatta da Franca Faldini. Una delle oltre quattrocento interviste realizzate in preparazione dei tre volumi de L’avventurosa storia del cinema italiano che ora fanno parte del Fondo Faldini, depositato presso la Biblioteca Renzo Renzi della Cineteca di Bologna. Chiude dicendo che una bella nuca “per fare del cinema credo che non sia sufficiente” e quando arriva a “sufficiente” la sua voce si spegne in un sussurro, come le le forze le mancassero, come se il fiato fosse finito per sempre (se non l’avete ascoltata, tornate indietro e cliccate: è imprescindibile).
Dalla registrazione viene fuori l’immagine di una donna decisa (e tutti dicevano di lei che fosse piena di dubbi), di una donna che sa in che mondo vive e sa cosa vuole dal mondo. È anche reticente. Quando Faldini le chiede come è nata L’avventura lei si nega: “E’ una cosa privata tra Michelangelo e me”. Poi aggiunge soltanto: “Un viaggio che abbiamo fatto su un’isola...” In Cineteca sono conservate anche le lettere che Antonioni indirizzava alla prima moglie, Letizia Balboni. Il 10 agosto 1957 Antonioni scrive a Letizia: “Sto per partire per Ischia con M. e due coniugi amici suoi”. Cosa che forse serve a localizzare l’isola, ma non a chiarire il mistero.
È anche netta e tranciante. Quando Faldini le dice: “Nel passaggio dai ruoli antonioniani a quelli comici c’è entrato anche il sesso. Nel senso che tu hai dovuto scoprire le gambe, il seno...”, lei s’inalbera: “Eh no… mai… mai… no, no mai… sono famosa per questo”. E aggiunge: “Prima di tutto perché io sono una estremamente prude. Io non porto nemmeno il due pezzi al mare. Io porto un costume intero, di tipo olimpionico, di cotone, perché mi piace. (…) E poi perché non rientra nella mia professione. La mia professione è recitare”. Senza contare che ogni volta che sul set le chiedevano di mostrare anche solo la scollatura, lei diventava “rossa… rossa, rossa, rossa” (e qui la voce si fa stridula, quasi infantile).
È piuttosto decisa quando si lamenta (senza essere lamentosa) del fatto che un regista è sempre pronto a discutere una scena con un attore e mai con un’attrice. O ancora del fatto che il cinema italiano non offra quasi mai dei personaggi femminili verosimili. È di nuovo reticente verso la fine quando dice: “C’è una storia che vorrei fare, ma non so chi me la farà fare”. E non dice altro, anche se possiamo immaginare che si trattasse di Scandalo segreto, il film che alla fine ha dovuto dirigersi da sola nel 1990. È infine piuttosto sbrigativa quando in chiusura Faldini la ringrazia: “So che devi scappare...” e Monica: “Si, avevamo detto un’ora e invece è stata… un’ora e mezza”. E se ne va.
E adesso se n’è andata per davvero.