Negli ultimi anni stiamo assistendo a un rinnovo dell’interesse nei confronti della produzione cinematografica di André Antoine complice una progettualità della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé e della Cinémathèque française che porterà via via al restauro di tutti i suoi film e la recente pubblicazione del volume André Antoine au cinéma: une méthode expérimentale di Manon Billaut. L’Arlésienne è l’opera che più recentemente è stata restaurata a partire da due copie diacetato uniche conservate da La Cinémathèque française con anche il contributo del CNC. Questa è l’ultima opera di Antoine come regista e per questo include forse molti degli elementi tipici della sua produzione.
Rispetto agli autori francesi che siamo soliti ricordare nelle storie del cinema, Antoine aveva un rapporto naturalista e cercava in tutti i modi di fondersi con i luoghi e le storie che andava a mettere in scena. Per fare preferiva girare in esterna piuttosto che negli studi cinematografici e si recava personalmente sui luoghi dove le vicende erano ambientate per scrivere le sceneggiature. Girare all’aria aperta voleva dire anche inserire all’interno delle riprese gli abitanti del luogo che diventano essi stessi parte della rappresentazione e allo stesso tempo un elemento vivo e reale all’interno del film.
Nel caso specifico de L’Arlésienne, cercò anche di ricostruire i vestiti tradizionali partendo da immagini d’epoca, al fine di ricreare esattamente lo spirito del passato. Gli studi lo portano poi a riscoprire feste e occasioni di ritrovo che sono ampiamente riprese e documentate all’interno del film. Ma di cosa parla esattamente la storia? Il giovane contadino Frédéri si innamora perdutamente di una ragazza di Arles che scopre poi non essere illibata come la tradizione di famiglia impone che debba essere. Distrutto dal dolore il giovane pensa al suicidio finché non decide di accettare la corte della pudica Vivette che da tempo è innamorata di lui. Il giorno del matrimonio giunge l’amante della ragazza di Arle che riapre la ferita e porta Frédéri a compiere l’estremo gesto.
Con L’Arlésienne Antoine sembra portare sul grande schermo i valori della semplicità della vita agreste contrapposti a quelli della vita mondana di città. Eppure sembra a tratti esserci una rottura o un giudizio personale negativo da parte di Antoine. Uno dei personaggi, quando si paventa l'ipotesi di celebrare comunque il matrimonio tra Frédéri e la ragazza di Arles, arriva a dire che preferisce di gran lunga la morte del ragazzo al disonore che tale situazione avrebbe portato. La morte avviene ma non si mette in dubbio la sua giustizia o meno. I valori hanno di fatto vinto ma il prezzo è stato la morte di un giovane che, come un novello Icaro, si è avvicinato troppo alla vita di città finendo per precipitare.