Ci sono due piccoli luoghi incantati in Bretagna dove i pescatori lavorano alla giornata e vivono pacifici: Guernsey e Camaret-sur-Mer. Nel primo, che è un’isola, vi trascorre quindici anni di esilio Victor Hugo, nel secondo ci compra casa nel 1902 il drammaturgo e regista André Antoine. Quest’ultimo traspone in film, ambientato proprio a Camaret-sur-Mer, il romanzo concepito e scritto a Guernsey nel 1866 da Hugo dal titolo Les travailleurs de la mer.
Il mare, nel film di Antoine del 1918, dona la vita, un lavoro, una quieta esistenza, ma è anche luogo di morte, di mistero e di terribili sparizioni. Il misantropo ed emarginato pescatore Gilliatt (Romuald Joubé) promette all’amata ed estroversa Deruchette di dare prova di coraggio e amore riportando al villaggio il motore di “Douvres” la nave peschereccio che è naufragata su una scogliera da cui è impossibile fare ritorno. Gilliatt compie un viaggio di redenzione e conversione sfidando il mare e tutti i pericoli che ne derivano: la fame, le rocce taglienti, la sete, le correnti e, non per ultimo, un polpo. Il polpo è l’ultimo degli ostacoli prima del compimento della purificazione di Gilliat e si presenta come un’allucinazione dai tentacoli viscidi e assassini, in una scena dal carattere forte e delirante, di eterna lotta tra uomo e natura, tema spesso centrale in letteratura.
I sei quadri che Antoine scrive sono per la maggior parte inquadrature girate in esterno con il mare che funge da presenza eterna e testimone delle vicende umane che si consumano a Camaret-sur-Mer: menzogne, amori segreti, invidie, questioni di avarizia e morte. La morte, nel sesto ed ultimo quadro La grande tomba, è pura tragedia: superate le prove dettate dalla natura, Gilliat torna faticosamente nella società, convinto di sposare finalmente Deruchette; un’ultima prova, quella del dolore, infattibile da superare, insopportabile. Gilliat si lascia andare allora nell’elemento che più lo ha ascoltato e che non lo ha mai giudicato, il mare che in un’ultima inquadratura si conferma il vero vincitore morale della storia di Les travailleurs de la mer, totalmente al di sopra dei sentimenti e sopra un’amore che non sarebbe mai potuto comunque esistere.
Di Les travailleurs de la mer stato possibile fruire l’ultimo restauro curato nel 2020 dalla Fondation Jérôme Seydoux-Pathé e dalla Cinémathèque Française, il cui negativo originale era una copia nitrato imbibita e virata proveniente dall’Olanda, conservata presso la Cinémathèque. Le didascalie sono state ricostruite seguendo i cartelli olandesi originali e i materiali di sceneggiatura di André Antoine conservati alla Bibliothèque Nationale de France.