Let's Kiss - Franco Grillini Storia di una Rivoluzione Gentile è il film che il giornalista e regista emiliano romagnolo Filippo Vendemmiati (in Rai dal 1987) dedica alla figura del politico e attivista bolognese, come omaggio necessario al “Grillo”, o “Frank”, il pedagogista di origini contadine, che ha speso la sua intera esistenza non solo per i diritti (umani e) civili degli omosessuali, ma soprattutto per cancellare nel Paese uno scollamento identitario socialmente imposto tra “ciò che un omosessuale era e faceva e ciò che poteva dichiarare pubblicamente di sé".
Possiamo certamente affermare che, prima di Grillini in Italia, tra il dire e il fare “omosessuale” c’era un mare di omertà, di non detto e non dicibile, sui temi della sessualità non binaria, sulle MST (malattie sessualmente trasmissibili) e sugli usi e costumi sessuali di tutta una massa di votanti, che finalmente ri-presero la parola insieme a qualche diritto negato.
La rivoluzione gentile di Franco Grillini, una rivoluzione “senza morti, senza feriti, senza spargimenti di sangue” ha potuto realizzarsi grazie alla sua autenticità di persona in primis, ed al coraggio di mettersi in discussione in tempi in cui parlare di omosessualità in modo pubblico significava attirare gli strali di fascisti, moralisti, perbenisti, cattolici integralisti. Ha ragione Grillini, nella testimonianza raccolta dal film, quando lamenta che “chi ha 20 anni adesso non sa nulla del passato, i giovani che dicono non è cambiato nulla mi fanno salire la mosca al naso perché non è vero, la rivoluzione c’è stata”. Ecco perché i ventenni di oggi, i millennials, dovrebbero correre in massa a vedere questo documentario.
Il film di Vendemmiati racconta alla perfezione la rivoluzione culturale avvenuta silenziosamente in Italia tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90. La ripercorre grazie alla traccia della voce fuori campo del protagonista, con immagini di repertorio edite e non, e spezzoni di talk show televisivi che restituiscono, a decenni di distanza, lo sconfortante tenore del dibattito politico dentro il quale “Grillo” fu capace di muoversi e di scavare, come una goccia ostinata nella roccia dell’italica ipocrisia, la “sua” rivoluzione, il “suo” cambiamento di costume.
Una rivoluzione fatta con l’arma bianca dell’ironia e autoironia, rispondendo col sorriso anche alle peggiori offese omofobe. Come quando nel 1982 la porta di accesso al neonato Cassero fu chiusa da gruppi di fascisti che non approvavano l’assegnazione della sede al Circolo Arci Gay e nella notte innalzarono un muro al suo posto, lasciando un cartello con su scritto “aperti dietro”. Ma la risposta di Grillini, cofondatore e presidente onorario di Arci Gay di Bologna, non fu vittimista, e insieme ai ragazzi del Cassero riconobbe che “almeno la battuta era buona”.
Il docufilm, prodotto da Genoma Films di Paolo Rossi Pisu col sostegno dell’Emilia-Romagna Film Commission, ricostruisce i luoghi simbolo della vita personale di Grillini parallelamente a oltre trent'anni di storia politica italiana, testimoniando una lotta tenace portata avanti nel nome della dignità e dell'uguaglianza. “Il titolo del film, Let's Kiss - ha dichiarato Grillini stesso alla sua presentazione - richiama i problemi sull'affettività. Tutti gli ultimi fatti di violenza e di aggressione sono legati al tema dell'affettività espressa pubblicamente: due donne che si tengono per mano, o due uomini che si baciano, suscitano razzismo, rifiuto e omofobia". Come ha affermato il regista, il film rappresenta “una camminata lungo il suo percorso di vita, che è un percorso umano, sociale e anche molto personale e intimo".
Un percorso in cui Franco si definisce come “felicemente omosessuale, busone, buliccio, puppo, ricchione, frocio, finocchio, ma sono tanti modi per dire ti amo”. Racconta il suo rapporto sofferto con la religione troppo “preoccupata del sesso” mentre lui non lo era per niente. Il passaggio naturale ed automatico dalla chiesa cattolica a quella marxista (lesse Il Capitale di Marx a 16 anni), il rapporto “utilitaristico” con i partiti usati come taxi per portare avanti le sue battaglie, lo studio pedagogico, la scoperta dell’amore omosessuale, la conquista della propria identità senza più nessuna separazione tra “quello che sono e quello che dico”.
Abbattendo il muro della paura del diverso, con l’accettazione primaria del diverso che c’era in lui, Franco Grillini ha guidato il movimento LGBTQ bolognese attraverso la prima manifestazione gay pubblica in città nel 1978, nella quale Bologna fu riconosciuta da Zangheri come capitale politica del movimento LGBTQ, fino al primo Gay Pride di Roma nel 1994, dove slogan dissacranti e anticlericali tipo “Il Papa col tutù ci piace di più” urtarono parecchio il papa polacco. Nel decennio che segnò in Italia il picco di morti per HIV, Grillini fu tra i primi ad immaginare di organizzare manifestazioni di sensibilizzazione e prevenzione, con la distribuzione gratuita di condom per strada alla gente: strappò un accordo “bazza” alla storica fabbrica Hatù di Casalecchio, 2.000 preservativi a 200 lire l’uno. Gli attivisti bolognesi furono i primi nel mondo a regalarli per strada, nessuno ci aveva ancora mai pensato, nemmeno quelli del collettivo internazionale Act Up.
Grillini fu anche quello che voleva fare di Riccione la capitale gay, che ricordò agli operai l’esistenza dei gay anche in fabbrica, che tentò di trasformare in legge la proposta (intestata a sua madre Mafalda Nanetti) sul riconoscimento professionale delle “sfogline”, fu tra i fautori e sostenitori della legge del 2016 sulle Unioni Civili. Una telefonata dalla piazza gli riconobbe il merito “se siamo qui oggi è anche grazie a te”.
Oggi Franco Grillini ha 67 anni e un mieloma multiplo che combatte da tempo, ma continua a parlare di coming out anche in merito alla malattia, che, ricorda, come per il proprio orientamento sessuale o l’HIV, può capitare a tutti, perciò ditelo, raccontatelo. Non state zitti!