Cinquanta. È con cinquanta film che l’Archivio Videoludico della Cineteca di Bologna amplia da questo mese l’offerta del Centro Studi AV. La nuova sezione permetterà di avere una visione ancor più ampia delle relazioni che intercorrono tra videogioco e cinema. Con l’inaugurazione del Centro Studi l’obiettivo era consentire agli utenti e ai ricercatori di accedere non solo alle fonti primarie, ovvero i giochi, ma anche alle fonti per così dire secondarie e collaterali: libri, riviste e tesi di laurea che pongono il videogioco al centro della propria riflessione.
Quando si parla di film tratti da videogiochi il cinefilo tende a inorridire. Per dovere di completezza segnaliamo che una simile reazione avviene anche dall’altra parte della barricata: pure i videogiocatori inorridiscono, perché nove volte su dieci i tie-in sono semplicemente ciofeche. Film che non rendono giustizia al materiale di partenza; e anche quando è il videogioco a essere tratto da un film, la situazione non cambia. Detto questo, se sul versante cinematografico i tie-in sono spesso di bassa qualità, ciò non toglie che possano rivelarsi importanti per chi fa ricerca.
Prendiamo un adattamento storico come Super Mario Bros., storico perché si tratta del primo film a essere tratto da un videogioco. Era il 1993 e, visto il cast, c’erano tutte le premesse per realizzare qualcosa di buono: c’erano Bob Hoskins, John Leguizamo e Dennis Hopper. Per questo ci si chiede: com’è che il Regno dei Funghi di Super Mario è diventato un mondo cyberpunk che nulla ha a che fare con l’ambientazione originaria? In ogni caso bisogna prendere atto del primato e andare oltre. Sebbene quell’oltre sia rappresentato da altri due adattamenti piuttosto deludenti come Street Fighter – Sfida finale e Mortal Kombat.
Se proprio volessimo andare alle radici del tie-in disastroso, come non menzionare l’opera (quasi) omnia del regista Uwe Boll, leggendario spauracchio dei videogiocatori? I suoi adattamenti sono puntualmente catastrofici, e non dal punto di vista del genere. Eppure lo erano anche i film di Ed Wood e sappiamo tutti com’è andata a finire.
Non ci sono comunque solo tie-in, ma anche opere che hanno influenzato o sono state influenzate dall’universo videoludico. Una su tutte eXistenz, del canadese David Cronenberg, acuta riflessione sui confini tra reale e virtuale. O titoli non più recenti oggi considerati grandi classici, esponenti di una cinema che guarda oltre i propri confini: Tron, WarGames o Il tagliaerbe, per citarne alcuni. In alcuni casi il cinema diventa fonte di ispirazione per il videogioco: è il caso di Allucinazione perversa, film di Adrian Lyne del 1990, che ha ispirato dal punto di vista iconografico una serie videoludica importante come quella di Silent Hill, poi “ritornata” al cinema con l’omonimo adattamento.
Il prossimo passo? Recuperare tutti quei film che appartengono di diritto alla generazione dei videogiocatori anni Ottanta, età d’oro del videogioco (messa da parte la crisi del triennio 1983-1985): Explorers, Navigator, Corto Circuito, I Goonies, Howard e il destino del mondo, Robocop, I dominatori dell’universo. Non si tratta di film strettamente videoludici, ma sono opere che appartengono alla formazione di ogni videogiocatore e come tali possono essere analizzate.