Qui? Quoi? Quand? Où? Chi era, chi fu Jeanne Roques, conosciuta ai più come Musidora? Quello che svela il documentario di Patrick Cazals è che la cosiddetta “musa dei surrealisti”, osannata da André Breton e Louis Aragon e consacrata allo status di vamp da Louis Feuillade, non visse di solo cinema. Musidora: la Dixième Muse (2013) è un ritratto del lato umano e nascosto di Musidora; corrispondenze, disegni, bozze di sceneggiatura, dipinti ad acquerello e soprattutto poesie, rimarcano l’autentica personalità della prima donna fatale della storia del cinema francese. Perché Musidora non fu solo la Vampira fasciata di nero, inquietante e oscura che infestava i sogni di uomini e letterati per scomparire poi senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio.
Le testimonianze degli eredi la ricordano affettuosamente come “la zia che aveva fatto il cinema in un tempo lontano”, quel cinema verso cui non nutriva alcun tipo di risentimento, sebbene lavori come Pour don Carlos (1920), Sol y sombra (1922) e La tierra de los toros (1924), che la videro anche in veste di regista e produttrice, non ottennero il successo di pubblico di una volta. Studiosi e ricercatori confermano la sua poca dimestichezza nei confronti della tecnica cinematografica, specialmente a causa della pressoché inesistente esperienza dietro la macchina da presa: sorprendente fu, al contrario, la sua propensione verso la regia, una combinazione tra istinto e spensieratezza, complice il rapporto con il suo mentore Louis Feuillade.
Ad ogni modo, Musidora seguì inevitabilmente quella parabola comune ai tanti cineasti che del parlato si rifiutarono di fare uso: così, in seguito all’introduzione del sonoro e ad un sempre più costante slittamento verso una vita privata e riservata, si mise ad insegnare dizione al conservatorio di Reims e a collaborare con la Cinémathèque Française allo scopo di rintracciare registi e attori che potessero dare voce al proprio passato, riportando meticolosamente su registri e quaderni dati e avvenimenti personali che potessero arricchire il patrimonio storico e archivistico della principale cineteca francese.
Non si pensi di esagerare, dicendo che Musidora visse per l’arte e che fu un’artista a tutto tondo. Dalla carriera di ballerina nei caffè-concerto, alla seconda versione di donna perversa in Judex (Feuillade, 1916), passando per la redazione di poesie, composizioni musicali, due romanzi e la scrittura di pièce teatrali. Non manca, certamente, la parentesi della pittura e della scultura, per cui fu autrice di splendidi quadri a olio e acquerello.
Patrick Cazals offre, pertanto, uno sguardo inedito della diva "dagli occhi che ammaliano", corredato da fotografie, documenti mai mostrati prima e, a sorpresa, la sua voce incisa su un nastro il nastro magnetico risalente agli anni Cinquanta. Rivolevamo Musidora, l’abbiamo avuta. Così magnetica e così inedita.