“Nosferatu. Questo nome non suona come un urlo di morte a mezzanotte? Non pronunciatelo forte, o le immagini della vita svaniranno nelle ombre, e gli incubi aumenteranno e si nutriranno del vostro sangue” (Nosferatu, atto I, didascalia I).
Il capolavoro di Friedrich Wilhelm Murnau Nosferatu - Eine Symphonie des Grauens (1921-22) non ha bisogno di presentazioni. In origine è l’operazione coraggiosissima della casa di produzione tedesca Prana-Film, impresa indipendente specializzata in film sull’occulto e sul soprannaturale e che chiude i battenti subito dopo la bancarotta causata dalla lunga battaglia legale tra Murnau e Florence Stoker, la quale accusa il regista di essersi appropriato illegalmente di molti aspetti del Dracula del marito Bram Stoker. La Stoker vince a più riprese e ottiene che tutte le copie del film vengano ritirate e distrutte per sempre.
Miracolosamente, una manciata di versioni (più o meno fedeli all’originale) continuano a circolare in giro per il mondo e lo stesso Murnau riesce a salvarne una copia. Negli anni successivi il film, già permeato da un’aura leggendaria, subisce variazioni e sonorizzazioni non autorizzate e non previste dal progetto originale. Nonostante questa proliferazione di “Nosferatu fasulli” è da rimarcare la grande impresa di restauro compiuta negli anni 1987, 1995 e 2006 che hanno portato all’esistenza di più versioni in alta qualità del film, di cui non è possibile decretare la migliore. Un ultimo restauro è stato effettuato dalla Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung in collaborazione con la Cinématheque Française, Bundesarchiv Filmarchiv e L’Immagine Ritrovata che mostra in maniera fedele la narrazione delle didascalie e i colori delle splendide imbibizioni dei notturni e degli interni.
Nosferatu possiede un linguaggio proprio e unico, che include molti espedienti tipici del cinema dell’orrore funzionali alle emozioni dello spettatore. L’utilizzo del jump-scare (nel momento in cui viene mostrato Nosferatu nella bara), il terrore verso ciò che non si può vedere (la peste), edifici diroccati (i magazzini del sale di Lubecca), magia oscura, bestialità, ignoto. Nell’opera, non c’è spazio per alcun aspetto religioso salvifico, completamente assente: il male si può sconfiggere esclusivamente grazie a un prezzo di sangue, un prezzo umano, terreno, magico.
L’importanza di Nosferatu risiede, quindi, nella fondazione del canone filmico dell’orrore: fino al 1922 un vampiro non è mai apparso sul grande schermo e le ambientazioni oscure e malefiche sono sempre state affrontate trasversalmente o comunque, senza una propria affermazione identitaria. Il merito di una narrazione di tipo romantico-gotico va soprattutto allo sceneggiatore Henrik Galeen che nel 1913 lavora ne Lo Studente di Praga di Wegener e nel 1920 contribuisce alla sceneggiatura de Il Golem - Come venne al Mondo (versione successiva del predecessore, perduto, Il Golem del 1915).
L’unione di fonti letterarie romantiche con il filone dell’espressionismo tedesco al massimo del suo splendore intrecciato al genere Kammerspiel, rendono Nosferatu unico e irripetibile: Murnau e Galeen, uno con la regia, l’altro con la scrittura, decretano le regole per un modo di fare cinema che rimane attuale anche cento anni dopo.