Due anni dopo l'immeritato fiasco di Phantom of the Paradise Brian De Palma torna a gravitare nell'orbita del suo nume tutelare Alfred Hitchcock con Obsession, ennesima riflessione conturbante sul tema del doppio con cui il regista italoamericano dimostra la sua abilità nel manipolare lo sguardo, tanto degli spettatori quanto dei suoi personaggi, ricorrendo in misura minore ai virtuosismi formali di cui il suo cinema si alimenta.
Le affinità del film con La donna che visse due volte sono talmente forti da mantenere l'opera in bilico tra l'omaggio e il remake: il ricco imprenditore Michael Courtland non riesce a liberarsi dai sensi di colpa per la morte della moglie Elizabeth e della figlia Amy in seguito a un rapimento finito male, ma quando a Firenze incontra Sandra, identica nel carattere e nell'aspetto alla moglie, si innamora della ragazza e cerca di tenerla con sé per dare sfogo alla sua ossessione, ignaro di essere vittima di un diabolico complotto maturato quindici anni prima.
Raffinato mix di melodramma, noir e thriller onirico, Obsession si concentra sul doppio inteso come ripetizione di eventi, soggetti e traumi che appaiono identici all'originale ma nascondono dettagli inquietanti che ne tradiscono la loro credibilità. A partire dall'incontro tra Michael e Sandra nella basilica di San Miniato al Monte, dove conobbe sua moglie anni prima, l'idillio amoroso dei protagonisti è segnato da un continuo senso di minaccia imminente che instilla nello spettatore un dubbio destinato a estinguersi solo sul finale: l'intero film è la rappresentazione dei deliri di Michael indotti dal suo senso di colpa? O si tratta di un'elaborata messinscena che il nostro sguardo non è in grado di decifrare?
Al cuore di questa storia di fantasmi e inganni scritta da Paul Schrader vi sono quindi le ossessioni dell'inconscio che rimandano inevitabilmente a Freud e si scatenano nel finale del film, in cui si assiste a un rovesciamento in chiave femminile del complesso di Edipo: Geneviève Bujold, anni prima di essere contesa dal doppio Jeremy Irons in Inseparabili di Cronenberg, si sdoppia in Elizabeth e Sandra per poi triplicarsi in Amy, la figlia di Michael, traumatizzata come il padre dalla notte del rapimento al punto da riviverla anche in età adulta nella sequenza più suggestiva del film; una figlia che diventa il fantasma della madre per scatenare il suo amore/odio nei confronti del padre, in un finale sorprendentemente positivo dove De Palma riesce a inserire anche un omaggio a Rapina a mano armata di Stanley Kubrick.
Pur non contando sulle spericolate destrutturazioni visive che ne avrebbero decretato la fama, De Palma offre al pubblico con Obsession il suo più esplicito atto d'amore al cinema hitchcockiano e, seguendo la scia di A Venezia un Dicembre rosso shocking di Nicholas Roeg, ci regala le immagini di una Firenze mai così conturbante e spettrale, coadiuvate dalla fotografia di Vilmos Zsigmond e dalle stranianti musiche di Bernard Herrmann, candidate all'Oscar lo stesso anno.