“Continua a scrivere”, suggeriva nel 2003 Bob (Bill Murray) ad una poco più che ventenne Charlotte (Scarlett Johansson) in Lost in Translation, sul letto sfatto di un hotel di Tokyo durante una notte per entrambi insonne, davanti alla tv che trasmetteva La dolce vita. Diciassette anni dopo sospettiamo che la giovane gli abbia dato retta, se la Laura di On the Rocks, l’ultimo lavoro di Sofia Coppola disponibile su Apple TV+, è un’autrice alle prese con il blocco dello scrittore, pentita di aver venduto all’editore il suo nuovo libro prima di averlo effettivamente scritto.
Ha trentanove anni, vive a New York in un bell’appartamento con il marito, Dean, e le loro due bambine, e la completa delega del primo sulla gestione delle seconde e di tutte le faccende di casa. A fronte di strani comportamenti di Dean e della sua assenza in famiglia, Laura immagina una relazione clandestina del coniuge con un’avvenente collega che proprio lui le ha presentato. A quale uomo chiedere un punto di vista maschile sulle sue congetture se non il padre, incallito dongiovanni settantenne? L’aiuto arriva in limousine, proprio sotto casa, incarnato dall’eccentrico Felix che desidera passare del tempo con sua figlia, sostenerla nel momento del bisogno, appoggiarla nella riconquista dell’armonia familiare e della fiducia perduta. E Manhattan, ordinata e tranquilla come una città del nord Europa, fa da sfondo alle scorribande di padre e figlia alle calcagna di Dean, fra pranzi in hotel di lusso nei quali Felix, consumato gallerista giramondo, conosce tutti, bar sofisticati in cui può capitare di incrociare una delle sue innumerevoli amanti, vernissage esclusivi da cui scappare alla chetichella e notti newyorkesi illuminate e sospese come quelle della Tokyo di Lost in Translation.
Ma On the Rocks è uno strano capitolo della filmografia della Coppola. Per la prima volta Sofia scrive un film ambientato nella città sua e di cotanto padre Francis, laddove la precedente produzione, geograficamente assai varia, aveva visitato non solo la marziana capitale giapponese, ma la provincia americana di Le vergini suicide, Hollywood in The Bling Ring e Somewhere, la Versailles settecentesca di Marie Antoinette, fino alla Virginia della guerra di Secessione in L'inganno. Qui siamo a New York, oggi, con una mamma professionista che riceve come regalo di compleanno dal marito un robot da cucina -come in una perfida battuta del Mariti e mogli di Woody Allen-, sul precipizio della propria vita affettiva, soccorsa da un padre con il quale ha conti personali in sospeso ma che si dimostra capace di farla ripartire. Le ragazze di Sofia sono cresciute, e dalle loro atipiche adolescenze sono infine approdate ad una maturità normalizzata e benestante, dietro la quale è naturale scorgere, a dispetto del consueto stile morbido e distaccato, la Coppola stessa.
Un film minore questo On the Rocks, di passaggio, che sembra aprire indeciso la seconda parte della filmografia della regista, 50 anni l’anno prossimo, e tastare il terreno di una nuova poetica. Al posto di ruvide chitarre rock raffinate melodie jazz, l’ambigua ode alla giovinezza femminile tracciata fino ad oggi sostituita da una marriage story regolare, superata a sua volta in corsa, in uno squilibrio non risolto di sceneggiatura che trova l’apice nella poco riuscita parentesi messicana, da un rapporto padre-figlia da sbrogliare.
Dove andrà il cinema della Coppola è nel desiderio espresso da Laura prima di soffiare sulla candelina: lo vedremo.