Arriva in Italia un film che si è fatto strada con vigore, dall’anteprima al Sundance Film Festival fino alla nomination all’Oscar come Miglior Film e Miglior Sceneggiatura. Ciò che rende ancora più epico il percorso di questo lavoro, passato per più di duecento candidature a premi e festival, è il fatto che si tratti di un’opera prima. Celine Song, coreana naturalizzata statunitense, esordisce con un film che è stato capace di riscuotere unanime riscontro positivo in tutti i paesi in cui è stato proiettato.

L’uscita in occasione di San Valentino è comprensibile dato che il tema dell’amore è centrale, ma non adagiamoci su questo binario di facile percorrenza: Past Lives parla soprattutto della distanza tra un pensiero d’amore e un atto d’amore, come è ben espresso anche dalla locandina del film che vede i due protagonisti, Nora e Hae Sung, seduti ai lati dell’immagine, che si guardano attraverso lo spazio vuoto che si anima delle luci del carosello di Brooklyn.

Past Lives parla soprattutto delle distanze, quelle geografiche, quelle culturali, quelle che si creano quando scegliamo una professione e ci troviamo a contatto solo con altre persone che sanno di cosa stiamo parlando, perdendo di vista la vasta varietà che abbiamo intorno. Di queste e molte altre sfumature ha parlato la regista Celine Song durante la presentazione del film in anteprima avvenuta il 30 gennaio, proiettata in 60 cinema italiani prima della proiezione, raccontando anche come lo spunto per costruire il film sia derivato da una sua esperienza diretta.

Le capitò infatti di essere insieme al proprio marito americano e al proprio fidanzatino d’infanzia coreano nella stessa stanza e di essersi ritrovata a tradurre tra due lingue e due mondi che mai erano venuti a contatto, ma soprattutto di star traducendo delle importanti verità all’interno di sé stessa, nell’osservare il suo passato e il suo presente convivere in uno stesso spazio. Quel sentimento agrodolce, con cui tutti noi possiamo relazionarci, accompagna tutto il film, diretto con semplicità e poesia, e scritto giocando sull’equilibrio altalenante di detto e non detto: a battute di comicità classica, capaci di scatenare la risata in sala, si passa subitaneamente ad altre di grande intensità e sconforto, così come a dichiarazioni esplicite seguono lunghi e densi silenzi.

E la convivenza tra queste diverse tonalità, che fanno eco alle molteplici differenze e distanze presenti nel film, è una nota di assoluta maestria e coraggio, che rendono questo film unico, piacevole e intenso al tempo stesso, e capace di creare questa grande sintonia col pubblico. Ha forse senso soffermarsi anche su un ragionamento che consideri il genere e i target: questo è un indie movie romantico, agrodolce ma venato di ottimi momenti comici, e ciò forse permetterà anche una approvazione generale al di là dell’età: dai più anziani che amano Harry, ti presento Sally ai giovanissimi che forse saranno più attratti dalla componente di cultura coreana, fino ai critici coetanei della regista, più attenti sia al buon cinema che alle micro tendenze che di giorno in giorno possiamo osservare in questa industria.

In questo senso, al di là del dato di boxoffice, Past Lives si presenta come un successo totale.