Emi De Sica ci ha lasciato un anno fa.

Ripensando con nostalgia ai nostri incontri, iniziati con la mostra Tutti De Sica, nel 2013, ricordo divertita i molti aneddoti che mi ha raccontato sulla sua famiglia, rendendoli con quell'ironia e un pizzico di sarcasmo che a mio parere era la combinazione perfetta dell'indole napoletana di Vittorio De Sica e del carattere piemontese di Giuditta Rissone. Vorrei poterli condividere, scrivendoli, ma sarebbe tempo perso. Il tono, le pause, l'inflessione e lo sguardo sornione di Emi non si possono replicare.

Posso però raccontare della sua voce. Solo dopo che se ne è andata, ho scoperto, con mio grande rammarico, che aveva fatto della radio. Nel 1999 entra a far parte del cast “Il programma lo fate voi”, popolare trasmissione di Rai Radio 2, a cura di Enrico Vaime insieme a Pier Francesco Poggi, Sergio Paolini, Manuela Aureli e Claudio Saintjust.

Tra l'altro Enrico Vaime – storico autore radiofonico e televisivo, scrittore e drammaturgo - si è spento qualche giorno dopo Emi De Sica, il 28 marzo scorso. Posso facilmente immaginare quanto si siano divertiti insieme; Vaime, il maestro del varietà e dell'intrattenimento (un intellettuale che dedica la sua vita alla leggerezza. Che squisita provocazione!) e la figlia di un monumento (dimenticato) della cultura italiana, quattro volte premio Oscar, che tanto era stato criticato per aver mantenuto (anche economicamente) lo status di attore, recitando in oltre 160 film, molti dei quali (orrore!) campioni d'incassi. E per il momento, continuo a immaginare la sua voce radiofonica, perché nel sito delle teche Rai non trovo traccia della trasmissione.

Emi non amava parlare di sé. Preferiva lasciar dire agli altri e se la conversazione era gradevole allora gettava qua e là osservazioni acute e battute di spirito; ma quando era il momento di salire sul palco per presentare un film del padre o si preparava a essere intervistata, in lei scattava un invisibile meccanismo di precisione e clic, in pochi attimi si trasformava, diventando padrona della scena. La sua voce e le espressioni del suo viso riportavano letteralmente in vita lo spirito di Vittorio De Sica.

Forse, per il suo talento naturale di saper entrare nella parte e il sentirsi perfettamente a suo agio con chi fa l'attore di professione (non è casuale che anche suo marito, Sergio Nicolai, lo sia) è stata casting director. Ma anche di questo ho saputo solo dopo, quando Emi non c'era più. Per la sua natura estremamente riservata e schiva, spesso non voleva neppure comparire nei crediti. Ecco alcune delle produzioni di cui ha fatto parte: Il Padrino (1972) e Il Padrino – Parte II (1974) per la regia di Francis Ford Coppola, Casanova di Federico Fellini (1976), Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci, Arrivano i bersaglieri (1980) di Luigi Magni e Maux Croises per la serie dell’Ispettore Lavardin diretto da Claude Chabrol nel 1988.

Vista la sfilata di titoloni, chissà quante altre storie avrebbe potuto raccontare, ma la sua reticenza andava accolta al pari della sua generosità nel tramandare ricordi e aneddoti, anche molto intimi, dei suoi genitori. Per esempio, per il canto era negata, espressione che usava con lei proprio suo padre e che Emi, ridendo, mi ha ripetuto più volte. E sulla bella voce di Vittorio De Sica termina questa storia.

Il marito di Emi, Sergio Nicolai, e la loro figlia Giovanna hanno recentemente deciso di affidare alla Cineteca la preziosissima collezione di dischi 78 giri contenenti il vasto repertorio interpretato da De Sica stesso, ma anche gli sketch teatrali e le canzoni di rivista più popolari, recitati e cantati insieme alla moglie Giuditta Rissone, tra gli anni Trenta e Quaranta.

In attesa di poterli ascoltare tutti – grazie a un progetto di digitalizzazione che verrà presto avviato – è possibile, per chi fosse curioso, averne un assaggio vedendo il documentario Mia madre, Giuditta Rissone:

Ma che cosa buffa è questo amor

Ma che cosa buffa è il nostro cuor

La vita non è bella

Se non sorride amor

 

Ciao Emi.