Il primo film americano di Lubitsch nacque dall’incontro con la grande diva del cinema muto Mary Pickford, che volle fortemente lavorare con l’autore viennese. Lubitsch veniva da diversi film in costume, così la Pickford gli fece una proposta iniziale che il regista rifiutò fermamente. La controproposta fu quella di interpretare Margherita in una versione del Faust, ma il parere negativo della madre, che non accettò di vedere la figlia impersonare un ruolo del genere, dirottò tutti verso Rosita, adattato dalla commedia Don César de Bazan di Adolphe D’Ennery Philippe François Pinel.
Nonostante le parole di reciproco elogio e la buona riuscita del film, la stessa Mary Pickford che lo aveva fortemente voluto non se ne curò e il film sparì dalla circolazione. Il punto di partenza per il restauro fu il ritrovamento di una copia russa manchevole delle didascalie, rifatte dal MoMa di New York che ha curato il restauro digitale in 4K assieme a The Louis B. Mayer Foundation, RT Features, The Film Foundation e Celeste Bartos Preservation Fund. Anche la partitura originale è andata perduta e le musiche sono state ricostruite attraverso un cue sheet, ovvero una lista dei brani musicali con indicazione della scena nel film del 1923, sotto la supervisione di Gillian Anderson che afferma: “Il cue sheet si basava sulla partitura composta per il film da Louis F. Gottschalk, oggi perduta. I quarantacinque brani elencati nel cue sheet si trovavano in collezioni situate in varie parti del mondo. Sospetto che Lubitsch, che era un abile pianista, abbia messo mano alla partitura di Gottschalk e quindi al cue sheet. La musica si armonizza splendidamente con il film ed è un esempio del fatto che una buona scelta musicale può funzionare quanto una partitura originale”.
Lubitsch lascia già intravedere quello che poi sarà definito Lubitsch touch narrando la vicenda di Rosita, cantante di strada che oltraggia il vizioso re (Holbrook Blinn) il quale finirà per desiderarla. Lei è però innamorata di Don Diego (George Walsh, fratello del cineasta Raoul), condannato a morte per averla tratta in salvo dalle guardie del re e soprattutto per la gelosia dello stesso. Lubitsch si diverte (e ci fa divertire) di più con i personaggi subdoli e corrotti rispetto alla coppia di eroi e costruisce un film giocoso, portandosi dietro il continente europeo attraverso la messa in scena di una Spagna carnevalesca. In Italia il film fu sottoposto alla commissione censura nel 1924 che approvò con riserva a condizione di “Cambiare il personaggio del Re in quello di un Governatore qualsiasi, e nella 2ª parte sopprimere dopo la didascalia: 'Guardate, voi farete la stessa fine' il quadro in cui D. Diego, guardando attraverso la inferriata, vede l'ombra di un uomo, impiccato, penzolante dalla forca.” Oggi questo restauro fa risplendere la bellezza delle immagini, la vitalità e l’intelligenza della messa in scena e ci da la possibilità di (ri)scoprire il primo film americano di Lubitsch nella migliore versione al momento esistente.