Con Sotto le foglie, film vincitore del Premio della giuria per la migliore sceneggiatura e del Premio per il miglior attore non protagonista (Pierre Lottin) all’edizione 2024 del Festival internazionale del Cinema di Saint-Sebastián, Francois Ozon (giunto al suo ventitreesimo lungometraggio) ci mostra un dramma familiare a tinte noir che mescola i canoni di genere strizzando l’occhio al poliziesco e persino alla commedia.

Contrastando i triti cliché sull'età avanzata di una donna ormai in pensione, il regista ci offre un gustoso ritratto umano, a tratti luminoso a tratti inquietante. Mentre celebra la sorellanza e la famiglia allargata con un'arguzia gioiosamente oscura, Ozon cattura i piccoli gesti quotidiani di Michelle (l’attrice ottantunenne Hélène Vincent), una nonna premurosa piena di segreti e rimpianti che ha lasciato il suo appartamento parigino all’ingrata figlia Valérie (Ludivine Sagnier), per godersi l’ultima parte della propria vita nella campagna francese.

Nella bellezza autunnale della Borgogna Michelle trascorre una invidiabile esistenza completamente autonoma, dedicandosi ad attività bucoliche come raccogliere funghi nel sottobosco con l’amica Marie-Claude (Josiane Balasko) in attesa di trascorrere le vacanze con l’amato nipote Lucas (Garlan Erlos). Ma quando sua figlia Valérie e Lucas arrivano le cose iniziano a prendere una strana piega e vengono a galla i segreti del passato. Michelle cucina per loro i funghi panciuti e apparentemente innocui raccolti nel bosco attraverso, che si riveleranno tossici quanto le loro relazioni. Come riassume la sua amica Marie-Claude il cui figlio (Pierre Lottin) è appena uscito di prigione: "È difficile dirlo, ma con i nostri figli ci è mancato tutto".

François Ozon sospende volutamente il giudizio morale sottraendosi dall’assumere un punto di vista onnisciente; preferisce piuttosto creare una sorta di puzzle, disseminando indizi ed elementi per ingaggiare un gioco seducente col pubblico che è lasciato libero di interpretare la storia come meglio crede.

L'ambiguità voluta dal regista regna sovrana grazie ad una sceneggiatura (scritta dallo stesso Ozon con Philippe Piazzo) che procede a ellissi per lasciare deliberatamente spazio all’ambivalenza dei personaggi, magistralmente sostenuta soprattutto dall’interpretazione di Pierre Lottin e Hélène Vincent, che per il ruolo di Michelle ha ricevuto una candidatura ai premi César come migliore attrice protagonista. Questo vale per tutti i personaggi, senza eccezioni. In effetti, tutti, prima o poi nel film, nascondono qualcosa, sono tanti i segreti svelati o tenuti nascosti fino all’ultimo.

Con la sua inconfondibile abilità, sin dai tempi di Gocce di pioggia su pietre roventi, il regista francese esplora le dinamiche umane e familiari più complesse, questa volta con un humor assolutamente cupo e inaspettato, attraverso una deliziosa articolazione di relazioni che lascia spazio a un immenso senso di fragilità e umanità. Alla fine, ciò che conta davvero è la protezione reciproca all'interno di una famiglia scelta, costi quel che costi.