“Quando mi trovo davanti a un paesaggio piatto, non vedo altro che l’eternità”. Una sensazione di immensità e freschezza che arriva anche ai nostri occhi di spettatori, guardando il paesaggio dal punto di vista meravigliato di Vincent Van Gogh. Un film fatto di luce e ombra e colori è la nuova opera di Julian Schnabel, che condivide con il protagonista la passione per la pittura. Schnabel nasce, infatti, come pittore e come designer, ma la sua arte lo porta ad approdare nel grande schermo già nel 1996 con Basquiat, un film biografico sul pittore.

Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità si concentra sugli ultimi anni di vita dell’artista. Vediamo un protagonista insofferente al perenne grigiore di Parigi e il suo trasferimento ad Arles, nel sud della Francia, alla ricerca della luce del sole. Osserviamo la nascita dell’amicizia con Gaugin, la loro convivenza e il loro allontanamento. Così come l’affettuosa relazione con il fratello Theo. Tutto il film è inframmezzato da “black-out” in cui lo schermo si oscura e si sente solo una voce fuori campo che continua il racconto. La macchina da presa, in un continuo avvicinarsi e allontanarsi, pedina il protagonista in piani sequenza instabili e cambi di punti di vista improvvisi. L’intera vita di Van Gogh è rappresentata con inquadrature quasi tremolanti, riprese oblique, primi piani e dettagli. E il film passa dall’essere un’esplosione di colori caldi e baciati dal sole, ai colori freddi e grigi sino a sfociare in un brevissimo bianco e nero. Insomma, Schnabel, da bravo pittore, è capace di giocare con tutti gli elementi cinematografici per far diventare il suo film un continuo dipinto in mutamento.

Numerose le scene in cui il protagonista è immerso nella natura. Scene in cui Van Gogh (Willem Dafoe) è da solo accompagnato talvolta dai suoni della campagna, talvolta dalla musica classica in sottofondo. Grazie alla grande abilità dell’attore nell’esprimere le emozioni del pittore attraverso solamente le sue espressioni facciali, lo spettatore riesce a cogliere un senso di pienezza. Una sensazione di eternità che il protagonista riesce a raggiungere solo tramite la natura. L’interpretazione di Dafoe è, ad ogni modo, magistrale in ogni scena del film ed è grazie al suo talento che viene candidato al Golden Globe come migliore attore in un film drammatico. Dafoe è un attore caratterizzato da un viso spigoloso e duro, ma riesce a esprimere innocenza e stupore con il solo sguardo, regalandoci un’immagine di Van Gogh fragile ed estremamente sensibile. Un’immagine di un artista alla ricerca della luce del sole e dell’eternità, con lo scopo di “trasmettere alle persone la sensazione di sentirsi vive”. Sensazione che tutt’oggi possiamo provare guardando le pennellate decise e cariche di pittura dei suoi quadri. E semplicemente contemplando Notte stellata o I Girasoli riusciamo a comprendere come Van Gogh, grazie alla sua arte, abbia varcato la soglia dell’eternità.