È dai tempi della promozione di Maledetto il giorno che ti ho incontrato (anno di grazia 1992), che come spettatori siamo stati messi a parte della forte corrispondenza tra le fobie e idiosincrasie di Margherita Buy nella vita reale e il personaggio che portava allora sullo schermo. Un'immagine pubblica da adorabile nevrotica che, per quanto rivelatasi vincente nelle simpatie popolari, si è trasformata per Buy nel tempo in una piccola prigione, tanto da fargliela ricusare sia in plurime interviste, sia nella scelta di ruoli che evitassero il typecasting.
Fa dunque piacere ritrovarla così risolta, nel 2024 della riconosciuta maturità professionale, da scegliere proprio il tema della fobia dell'aereo per il suo esordio alla regia Volare. Buy sceneggia (con Doriana Leondeff e Antonio Leotti), dirige e interpreta la storia di Anna Bettini, attrice insoddisfatta della celebre fiction di cui è protagonista, incapace di dare una svolta alla propria carriera perché presa da un attacco di panico sul volo in partenza per Seul, dove la aspetterebbe il set di un celebrato auteur sud-coreano.
Di lì la scelta di affrontare finalmente l'atavica paura dell'aereo, unendosi a un gruppo di supporto per persone col suo stesso problema, presieduto da una psicologa e un pilota di linea. Non sarebbe affatto male l'idea comica di un'eterogenea compagine di terrorizzati, non fosse che nessuno dei personaggi è realmente sviluppato né in se stesso, né in relazione alla protagonista: si ondeggia fra il superfluo (l'ex partner del pilota), lo sgradevole (il critico cinematografico) e il problematico (l'aspirante terrorista – materiale da commedia per sceneggiatori espertissimi e oltremodo arditi).
Così lo spirito di gruppo, che sostiene Anna nel trionfo finale sulla paura, si manifesta senza che l'avessimo affatto visto arrivare, e allo stesso modo manca, a livello di scrittura, un arco di sviluppo della protagonista che ci conduca alla prevista lieta conclusione facendocene avvertire la consequenzialità a livello argomentativo, più che per convenzione intrinseca al genere.
Buy ha dichiarato di aver girato Volare sentendosi Carlo Verdone su una spalla, e Nanni Moretti sull'altra (vista la scena dello spot pubblicitario di Daniele Luchetti in Aprile, parrebbe sulla carta un vissuto alquanto ansiogeno). Di fatto, non riesce a trovare la vera quadra fra autobiografismo e commedia, non concedendo abbastanza del proprio lato confessionale al primo, e non curando a sufficienza l'induzione alla risata per una piena riuscita della seconda – con le battute più azzeccate già presenti nel trailer, come troppo spesso accade.
Più problemi a livello di sceneggiatura, dunque, che di regia, per un film che si dipana comunque con una certa scorrevolezza e leggerezza di visione (il montaggio è dell'eccellente Francesca Calvelli), senza dubbio nobilitato dal carisma della sua interprete principale. Fastidioso e irritante, invece, l'imperante product placement, con il logo della compagnia di bandiera sullo schermo a ogni piè sospinto, e marchi commerciali utilizzati inopinatamente come soluzioni alle parole crociate.