Women of All Nations è un titolo in parte fuorviante che pone l'attenzione su un elemento sì decisivo, ma altrettanto secondario e in qualche modo pure strumentale; se volessimo usare l'analisi logica come metafora potremmo dire che il titolo è dedicato al complemento oggetto più che al soggetto. Il leggero, stravagante e divertito, ma non privo di momenti cupi e patetici, film di Raoul Walsh proiettato nella sezione dedicata alle riscoperte della Fox Film Corporation è infatti il racconto di un'amicizia virile, per quanto strana e con la rivalità, gli sfottò, i dispetti e i litigi come ingredienti principali. Protagonisti sono due marines, interpretati da Jimm Flagg e Harry Quirt, che si contendono le donzelle più avvenenti incontrate nei vari angoli del globo dove si svolgono le missioni, finendo entrambi in situazioni estremamente problematiche e talvolta paradossali (la sequenza ambientata nella reggia del sultano) e guadagnando perlopiù qualche occhio nero.
Le "donne di ogni nazione" diventano quindi il pretesto per sfogare questo rapporto di rivalità tra due galli del pollaio che nasconde nel profondo un'inevitabile amicizia, pronta a tornare in superficie nei momenti in cui il tono da commedia e la leggerezza di fondo lasciano spazio agli inserti drammatici. Allo stesso tempo però il fatto che i due non raggiungano mai il loro obiettivo e che siano in qualche modo in balia delle scelte, dei giochi e delle situazioni pregresse delle donne a cui mirano può dare al titolo una connotazione ironica, che sposta in minima parte l'ottica mettendo i due protagonisti in una luce più beffarda. Del resto, i due non esitano a sfiorare il ridicolo e a mettere in crisi gli stereotipi della virilità – il tormentone del "miaooo" lo dimostra – e a sottovalutare i pericoli a cui vanno incontro.
Women of All Nations inizia come film di guerra con una sontuosa e potente ricostruzione di una battaglia in trincea. La guerra combattuta sul campo di battaglia, i cui effetti tragici torneranno in una paio di momenti dando al film un sottofondo di cupezza, diventa subito un conflitto combattuto in spazi quotidiani, privati e intimi, non lontani da quelli coevi di molte commedie sofisticate. Walsh però, pur con numerose battute riuscite, preferisce al dominio della parola una comicità fisica, che molto deve alla slapstick e al vaudeville che ne era a monte – la sequenza della scimmia nei pantaloni e in generale tutti i momenti in cui è presente il lunare soldato interpretato da El Brendel- e che lancia qualche segnale della follia screwball che stava esplodendo.
La differenza principale con la sofisticata commedia dell'epoca è però l'assenza della tipica sceneggiatura di ferro. Women of All Nations è infatti in qualche modo un susseguirsi di "sketch" legati tra loro dal pretesto delle varie missioni in giro per il mondo, con i gag allungati e spesso esaltati da una regia che non ha intenzione di limitarsi all'invisibilità.